Padri malvagi


Padri malvagi

Luca 15:11-32

Una ricorrente espressione dei nostri tempi è: Il genitore è il mestiere più difficile. Se volessimo riflettere solo per un po’ su quanto detto ci accorgeremmo subito che proprio quando lo svolgiamo come un mestiere ecco che diventa una delle attività più complesse e difficili da effettuare. Dunque non si tratta di un mestiere, anche se oggi tra i tanti manifesti che vengono affissi sui muri delle nostre città spesso leggiamo di corsi organizzati dai vari enti per una più proficua genitorialità, per imparare a gestire i propri figli e le loro esigenze, per costruire una piattaforma di dialogo a senso alternato tra genitori e figli, per sviluppare una sana psicologia familiare, ed imparare a leggere e distinguere quelli che sono i desideri dei figli che spesso vengono confusi con le reali necessità. In effetti pur non essendo un mestiere sembra che con, questi corsi di “aggiornamento” lo stiamo facendo diventare. Le famiglie hanno perso la capacità di insegnare ed educare. Pare che le istituzioni si stiano rendendo conto che il nucleo della società , la famiglia, sia in forte crisi, e sembra che provino a correre ai ripari creando dei momenti di incontro con specialisti di ogni genere, chissà se quei specialisti sono sposati o hanno figli e come sono i loro figli. La famiglia del mondo con i suoi valori i suoi progetti i suoi intenti i suoi patrimoni economici e culturali oggi non è più in grado di educare e formare degli uomini e delle donne capaci, non solo di gestirsi ma anche di gestire. Dobbiamo realmente ammettere che questo fallimento non è derivante solo dal fatto che sono in pochi a costruire sane famiglie cristiane, ma anche perché la famiglia cristiana è in crisi. È in forte crisi proprio quando i due genitori credenti non si consacrano ad una vita ripiena di Spirito Santo e servizio.

Nei tempi passati non esisteva la cultura del seguire il proprio figlio in tutto e per tutto, come oggi. Questi bambini vengono sovraccaricati da troppe attività, la scuola (ovviamente) lo sport, gli interessi futili. Spesso il pensiero che si fa è del tipo: “Io non voglio che a mio figlio manchi tutto quello che è mancato a me.” Ripetiamo: è senz’altro un bellissimo e sincero pensiero ma non è detto che debba essere perseguito per forza o alla lettera. Spesso dietro a questa facciata in realtà si nasconde un atteggiamento di competizione con i vari genitori della classe frequentata dal proprio figlio; lo si spinge a fare sport o musica o altro perché lo fanno gli altri e per non sentirsi diversi o inferiori allora si parte verso un periodo non ben definito di corse ad allenamenti, partite, saggi, spettacoli. La casa diventa per un certo tempo una sala di attesa di un’associazione culturale dove padre e madre e figli si vedono di tanto in tanto perché se si a ha più di un figlio poi bisogna gestirsi con gli orari del lavoro, della scuola, delle attività sportive e culturali, tralasciando l’aspetto più bello della famiglia che è lo stare assieme.

Non vogliamo apparire nostalgici ma alcuni di noi siamo figli di persone che oltre ad andare a scuola, quando erano scolari i nostri genitori, tornati dalla scuola, subito dopo pranzo erano nei campi o in bottega con i propri genitori a lavoro, e spesso le lezioni venivano svolte a lume di candela con una stanchezza tale far diventare i libri e quaderni un giaciglio di riposo. I nostri nonni non erano affatto dei genitori affettuosi e dal dialogo avvincente o interessante, conoscevano la fatica, la rinuncia e una educazione, semplice e diretta spesso, non tanto sulle menti ma sui “corpi”. Non è corretto dipingere per forza come società migliore solo quella dei nostri nonni, ma dobbiamo riconoscere che se oggi la società versa in queste terribili condizioni è perché essa rappresenta il raccolto di una semina fatta dai nostri nonni. In altre parole se oggi ci troviamo in queste condizioni dobbiamo riconoscere che forse potevano fare non di più, ma meglio. Del resto ogni individuo da, ciò che ha ricevuto e tutto quello che i tuoi avi non sono stati in grado di darti puoi sempre chiederlo ad un Padre celeste sempre disponibile perché: ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c’è variazione né ombra di mutamento.(Giac. 1:17)                                                                                Il racconto che avremo la gioia di meditare è quello famoso del figliuol prodigo, ma la chiave di lettura che utilizzeremo per la nostra edificazione sarà quella le cui scanalature apriranno la serratura di un’altra porta, ovvero avremo accesso nella stanza del padre. Non considereremo affatto il figlio avventuriero se non in modo indiretto, neppure l’ombroso figlio servitore,  ma cercheremo di osservare un po’ meglio il padre, sperando che le considerazioni che faremo possano aiutarci a vivere il dono della famiglia come genitori consapevoli e appagati, in modo da poter riportare un miglioramento (qualora ce ne fosse il bisogno) al rapporto con i nostri figli.

 

presenza, attenzione e praticità, elementi indispensabili in famiglia

Un padre equo, pronto ad ascoltare, concreto: 11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane di loro disse al padre: “Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta”. Ed egli divise fra loro i beni. Divise l’eredità in modo tale che l’altro figlio non si lamentò fu dunque equo, non utilizzeremo questa piccola sezione per formulare informazioni legali su come dividere la vostra eredità, non fu compito di Gesù, non lo è neppure dei servi di Dio, ma è necessario lanciare un allarme che la Bibbia fa suonare da secoli, con la storia di Isacco e Rebecca sua moglie l’uno preferiva Esaù l’altra Giacobbe, conosciamo la storia. I disordini familiari spesso sono dovuti a questo grave peccato, dal quale tutti vogliamo essere liberati, non c’è cose peggiore e più efficace per dividere la propria famiglia, ed una volta che i nostri figli lo capiscono la situazione e quasi irrecuperabile. Non possiamo permetterci di nutrire una speciale simpatia per un nostro figlio semplicemente perché è simile a noi, o perché ci assomiglia, ne possiamo  preferire quello che da maggiori risultati scolastici rispetto agli altri, non mettiamo in competizione i nostri figli l’uno verso l’altro; Esaù alla fine decise di uccidere suo fratello.                                                                                Questo padre è particolarmente interessato a ciò che il figlio pensa, interessato anche a quelli che sono i suoi desideri, un padre che ascolta, spesso siamo indotti come genitori ad attribuire ai nostri figli dei giudizi affrettati, del tipo: Sei interessato a me solo quando ti compro quello che vuoi, solo quando ti do quello che mi chiedi: questo non li onora come individui ne come figli di credenti, facciamo attenzione a ciò che loro diciamo perché spesso siamo proprio noi con le nostre parole che li roviniamo. Evitiamo di mettere loro di fronte la carotina del giocattolo o dei soldi o altro in base all’età, è dannoso per loro, sembrerà utile e sbrigativo, li spingerà a fare ciò che noi vogliamo, ma sicuramente saranno allettati dalla paga a fine lavoro. Così facendo formiamo in loro solo una mentalità opportunista e calcolatrice, essi devono comprendere il midollo dei nostri ordini e dei nostri consigli, e che il fare ciò che noi gli diciamo è il loro premio. Così facendo non saranno mai disposti al vero sacrificio di se stessi, non saranno mai disposti a favorire il prossimo, avranno sempre bisogno di un tornaconto, è proprio così che Gesù vuole che facciamo? Lui fa proprio così con noi?

È naturale premiarli: perché quando essi capiscono che studiare ed essere collaborativi in tutto e per tutto a casa come a scuola e   in chiesa, è il premio più importante, anche noi come genitori ci sentiamo soddisfatti e il premio diventa una gioia sia per chi lo riceve che per chi lo fa.          Questo padre fu concreto dando ciò che il figlio richiedeva del resto era abbastanza grande probabilmente da poter avere una somma di danaro nella sua borsa. Facciamo attenzione ai premi che loro diamo, concordiamoli assieme, non è detto che siccome sono meritevoli allora sono autorizzati a chiedere tutto quello che vogliono:  Mentre si celebrava il compleanno di Erode, la figlia di Erodiada ballò nel convito e piacque a Erode; 7 ed egli promise con giuramento di darle tutto quello che avrebbe richiesto. 8 Ella, spintavi da sua madre, disse: «Dammi qui, su un piatto, la testa di Giovanni il battista». 9 Il re ne fu rattristato ma, a motivo dei giuramenti e degli invitati, comandò che le fosse data, 10 e mandò a decapitare Giovanni in prigione. 11 La sua testa fu portata su un piatto e data alla fanciulla, che la portò a sua madre. 12 E i discepoli di Giovanni andarono a prenderne il corpo e lo seppellirono; poi vennero a informare Gesù.(Matteo 14) La regola sana che non ci farà errare sarà quella che risponderà al seguente principio: Ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica. (1Cor 10:23)                                                             Questo Padre secondo il mio modo distorto di vedere, avrebbe dovuto agire diversamente e rispondere a questa richiesta: fin quando vivrò l’eredità è mia, quando io sarò morto lascerò un testamento e farai dei tuoi beni quel che vorrai, per adesso servi in casa come tuo fratello. Perché questo padre gli concede di avere subito l’eredità? Perché aveva letto nel cuore del proprio figlio la sua reale necessità, che era quella di capire che non era importante l’eredità, ma la famiglia. Io ti do ciò che tu ritieni importante e ti permetto di allontanarti da ciò che è veramente importante cioè la tua famiglia. Quel padre attuò quel principio per cui spesso diciamo: che non ci accorgiamo del valore delle cose e delle persone fin a quando non vengono a mancare. Domandiamoci come genitori se stiamo dando ai nostri figli ciò che è veramente necessario, li stiamo aiutando a sviluppare un sano discernimento affinché sappiano da soli distinguere quale è la parte migliore pare che anche Marta e Maria avessero dei genitori di cui la scrittura non parla, ma sono le scelte delle loro due figlie che ci fanno capire che forse l’insegnamento era buono perché di Maria fu detto: «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. 42 Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta». Dopo tutti quegli anni quel padre dovette realizzare che il proprio figlio non era in grado di scegliere bene per la propria vita spirituale, l’unica soluzione era permettergli di toccare con mano.              Non è facile oggi alimentare il focolare domestico creando un ambiente familiare piacevole e spirituale, perché i nostri figli sono pressati da un mondo che 50 anni fa era meno prepotente. Spesso sin da piccoli ci fanno capire che : “…quando avrò 18 anni farò come mi pare!…” Come se a 18 anni i nostri figli ottengono il lasciapassare del paese dei balocchi e possono essere in grado di autofinanziarsi da soli per vivere la loro vita. Spesso siamo poco riflessivi da andare dietro a questa loro frase detta proprio su due piedi, ed al massimo il più saggio ed avveduto risponde: “…Cosa!?  Farai quello che ti pare quando avrai una maturità tale da saper gestire i tuoi impegni economici e provvedere a te stesso! Devi dimostrare di saper gestire la libertà che pretendi!…”. In realtà quando sono giovanissimi non sanno che nella vita  la libertà ha molti distinguo.

 

il nostro lavoro secolare parla di noi, parliamo del nostro lavoro

Un padre che sa fare bene il suo lavoro: 17 Allora, rientrato in sé, disse: “Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Il testo ci fa comprendere chiaramente che il peccato e la sua schiavitù fanno perdere il senno spirituale, e appena poté riflettere la memoria andò a ritroso fino ai giorni in cui viveva a casa di suo padre, ed il particolare che non gli era sfuggito era il fatto di avere un padre facoltoso e ricco talmente da salariare i suoi collaboratori in modo soddisfacente. Un  padre che nel suo lavoro era benedetto oltremisura, un padre dunque che non gli aveva fatto mancare mai nulla, sicuramente non perfetto, ma la cui benefica influenza lo aveva aiutato a vivere in casa imparando a servire. Il fatto che visse dissolutamente sperperando i suoi beni con gli “amici” e frequentando le prostitute deve farci intuire che forse la vita in casa prima dell’allontanamento era una vita decorosa ordinata sana e dedita al lavoro, ma era comunque un abito stretto che proprio non gli andava. Ma lontani dalla famiglia e dal Padre celeste si perdono i punti di riferimento e non si è più in grado di fronteggiare le carestie della vita.  Non era riuscito in tutti quegli anni di convivenza sotto il tetto del proprio padre a realizzare quanto suo padre stesse dimostrando in termini pratici, le sue proprie capacità, forse i troppi impegni con il lavoro e i servi e i campi non permettevano di costruire un sano rapporto di dialogo, e certo che allora come oggi i nostri figli ne hanno di bisogno, ma il dialogo non è la sola risorsa a disposizione, non tutti sono dotati di una certa dialettica familiare, lo sforzo è necessario, ma c’è chi è nato nel silenzio ed è abituato al silenzio e c’è chi è abituato a parlare continuamente. Questo padre non sapremo mai di che natura fosse stato, ma il nostro Padre celeste ha sempre parole adatte per tutti i suoi figli; non è mai noioso con i suoi figli, è sempre opportuno, ha sempre parole di dolcezza e fermezza ben miscelate assieme tanto che quando parla al nostro cuore si avverte una fragranza ed un aroma molto familiare ci sentiamo amati solo dalle parole del buon Padre nostro celeste. Al tempo del figliuol prodigo c’era la preziosa possibilità di crescere nella famiglia stando ai piedi dei propri genitori, ed allora da loro si imparava non solo l’educazione ma il senso stretto del lavoro, non si imparava solo il lavoro in se: quello dei campi o dell’allevamento o della bottega ma attraverso il lavoro si imparava a conoscere il proprio padre o madre il carattere la genialità la scrupolosità, forse possiamo ben dire che quella parte della giornata era tra le più significative da un punto di vista educativo, e lasciava nel cuore del fanciullo un ricordo che oltre ad essere indelebile diventava un modello di vita. Che strano proprio allora quando la conoscenza e le scoperte non avevano trovato ancora il modo di manifestarsi il modello educativo familiare stava raggiungendo tutto il suo apice e splendore e i figli crescevano nel famoso timore di Dio. Oggi dove conoscenza cultura beni tecnologia la fanno da padroni stiamo assistendo allo ineluttabile sprofondamento e fallimento della vita educazionale familiare, perché? Perché i figli passano troppo poco tempo con i propri genitori, i genitori sono distratti da troppe ansietà e false necessità; padri e genitori non lavorano più insieme nello stesso campo e non hanno la possibilità di influenzarsi a vicenda. Quel giovane solo dopo che seppe ritornare in se stesso, poté confermare che il suo padre era un uomo degno di fiducia e ammirazione perché dal suo modo di lavorare e di gestire le sue risorse si capiva il suo carattere, non possiamo farci venire in mente altro verso se non quello in cui Gesù dice:  Gv 5:20 Perché il Padre ama il Figlio, e gli mostra tutto quello che egli fa; e gli mostrerà opere maggiori di queste, affinché ne restiate meravigliati.

 

chiediamo perdono ai nostri figli e perdoniamoli, il tempo e il silenzio sono pessimi riconciliatori

 

Un padre capace di perdonare: 18 Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: ‘Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi’”. 20 Egli dunque si alzò e tornò da suo padre. L’iniziativa di questo giovane è dettata da una consapevolezza che risiede nel fatto che conosceva molto bene un aspetto di suo padre, ovvero la capacità di perdonare. Spesso si sente parlare dell’amore dei genitori verso i propri figli sempre pronti a dare e a fare, ma la realtà non è sempre così brillante come vogliamo farla apparire. Senza andare a sconfinare nel campo del mondo, dove la genitorialità brancola nel buoi delle tenebre spirituali, rimaniamo nei stretti confini del regno di Dio, e notiamo che vi sono molti padri che hanno fallito nella loro impresa di genitore. Ed uno degli errori che spesso hanno fatto è stato quello di non essere stati capaci di perdonare, si sono rinchiusi un orribile e glaciale silenzio, allontanando così i figli dal loro cuore, figli che hanno certamente sbagliato e che non ce la fanno a chiedere perdono perché sanno che il loro padre non è disposto a perdonarli. Meglio un “migliaio” di “ceffoni” ben assestati che poi però vengano seguiti da un affettuoso e caloroso abbraccio, che un freddo distaccato e prolungato silenzio Giob 5:18 perché egli fa la piaga, ma poi la fascia; egli ferisce, ma le sue mani guariscono. Possiamo riconoscerci delle persone prive di parole adatte incapaci a parlare e a esprimerci, possiamo anche avere dalla nostra parte una infanzia difficile dove non abbiamo ricevuto l’amore necessario e le cure spirituali adatte, ma nessuno che sia veramente convertito può dire di non aver mai gustato il meraviglioso ed insondabile amore di Dio.

Se sin da piccoli li abbiamo sgridati picchiati e puniti senza mai averli abbracciati i consolati oggi avranno grande difficoltà a venire da noi a chiederci perdono, perché crederanno do non poterlo ottenere, non si alzeranno non proveranno mai a formulare delle frasi adatte per ripristinare il rapporto interrotto. Essere genitori non è il mestiere più difficile del mondo, ma è un dono ed una vocazione che ogni giorno vengono messi sul banco di prova. Tendiamo sempre a partire dal fatto che sono i figli imperfetti bisognosi di correzione e questo è vero, ma non è l’unica cosa vera, perché anche noi genitori spesso non offriamo loro un vero e sano esempio coerente cin ciò che ci aspettiamo da loro, spesso siamo incapaci di dare delle risposte adeguate ai perché dei nostri figli: questo è scorretto. Quel giovane poté rialzarsi e tornare perché aveva già fatto delle esperienze in merito al perdono del padre, già altre volte era stato abituato a chiedere perdono, perché era stato formato in una famiglia dove si chiede perdono e questa formazione era stata data nell’amore. Se i nostri figli non si avvicinano a noi domandiamoci che genere di lavoro spirituale abbiamo svolto negli anni a dietro. Non è scorretto nell’infanzia “pretendere la richiesta di perdono da parte loro” devono assimilare che è necessario chiedere perdono, alcuni genitori si limitano ad un buonismo superficiale pensando: “ ma si è piccolo adesso non può capire quando sarà più grande lo farà da solo.” Nulla di più sbagliato, perché ai nostri figli dobbiamo insegnargli tutto, proprio tutto dal perdonare al chiedere perdono. Impariamo a perdonare come Dio perdona, ci sono peccati, errori che siamo chiamati a esercitare un po’ di tolleranza, verso cui non è necessario spendere parole o fare discussioni, perché l’amore copre il peccato, Prov 17:9 Chi copre gli sbagli si  procura  amore,

ma chi sempre vi torna su, disunisce gli amici migliori. 1P 4:8 Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri, perché l’amore copre una gran quantità di peccati. Ma ci a sono dei peccati che siamo chiamati a denunciare apertamente senza umiliare i nostri figli  per cui dobbiamo attenderci la richiesta di perdono, se non lo fanno con noi che dovremmo essere le persone più importanti della loro vita, penseremo che lo faranno con altri? No dicerto. Non saranno in grado di farlo neanche quando si saranno costruiti una famiglia.                Ci sono alcuni ragazzi/e che si vergognano della propria famiglia forse perché hanno in mente un modello di famiglia diverso e più divertente e vedono la propria così antiquata e noiosa, questo è un peccato da parte loro. Il giovane sperperatore non si può definire disprezzante la propria famiglia perché si rende conto di aver perso la dignità era un onore appartenere alla sua famiglia ma la sua stoltezza e prodigalità avevano rovinato tutto. Egli si sentiva di aver perso qualcosa.

 

il frutto dello spirito è pazienza e speranza,                 anche con i figli

 

un padre che  aspetta sulla soglia di casa 20b Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò e ribaciò. Questa è sicuramente l’immagine più bella e commovente di tutta la storia, ci ripaga di tutto il dolore che ci ha procurato quella di quando il padre vede allontanarsi il figlio per un futuro di fallimenti assicurati. Mentre egli era ancora lontano, lascia intendere che forse chissà quante volte il padre si era affacciato e aveva lanciato il suo sguardo verso l’orizzonte per carpire la sagoma di suo figlio stagliarsi tra gli ultimi raggi di sole serali senza mai vedere niente. Adesso però trepidanti di gioia possiamo quasi avvertire l’imponete tuffo al cuore di gioia  che ebbe quel buon padre, nel riconoscere da lontano il proprio figlio. Tutti noi abbiamo questa proprietà di saper riconoscere i propri cari da lontano, non perché ne sappiamo distinguere i dettagli del volto, ma perché abbiamo talmente assimilato la loro andatura il loro ondeggiare o il loro andare spediti che sappiamo di chi si tratta, quel padre poté vedere che la sagoma delineata nitida all’orizzonte era quella di suo figlio, sicuramente un ombra un po’ più ripiegata di quando invece tutta baldanzosa si allontanava dalla casa del padre. Più lenta e ripiegata a causa del peccato, dei fallimenti e dalla vergogna. Quel giovane doveva rendere conto non solo a suo padre ma nel suo ritorno c’era anche l’umiliazione da subire da parte di suo fratello e tutta la casa di servitù.                                                                                                                        Ci sono molti padri che hanno aspettato aspettano e aspetteranno alla soglia della porta, (non stiamo asserendo che il padre stesse proprio sulla soglia della porta ma ci siamo intesi) alcuni figli danno molti pensieri altri meno ma da questa attesa non possiamo esimerci, non la possiamo evitare, è una attesa che sembra improduttiva, dilaniante, una vera e propria tortura. Non è per niente facile aspettare quando tuo figlio/a è fuori e tarda a ritornare, ed più si attarda e più stai li a pensare a cosa fa o dove sarà  o se sarà successo qualcosa. Mentre sei ad aspettare la mente corre molto più veloce della macchina su cui si trova sui figlio, e i pensieri sfrecciano veloci sull’autostrada della vita dal casello della nascita di tuo figlio al primo compleanno, al primo giorno di scuola, i primi voti, le prime cadute, i primi amici/che, le chiusure di S.D. i campeggi a cui lo hai portato, le vacanze al mare e i n montagna, poi una terribile sfrenata sull’asfalta ti risveglia dai ricordi ed esci al primo casello dell’autostrada dei ricordi che solitamente si chiama appena ritorna mi sente. Non avevamo mai notato quanto fossero rumorosi nel silenzio quei rintocchi della lancetta dei secondi che battono contro il silenzio dell’ingresso. All’improvviso un rumore di passi le chiavi che noi gli abbiamo dato entrano nella serratura della porta ecco la sagoma retroilluminata dai raggi della luna; e siamo esplosi, le nostre grida fendono le tenebre meditative in cui prima eravamo immersi, fulmineamente la sagoma di nostro figlio sobbalza se prima non era morto di incidente stradale o di overdose etilica, rischiamo di farlo morire noi di infarto, e se non muore di infarto rischiamo quasi di ucciderlo seduta stante…                                                                        Che modo  diverso aveva quel padre di aspettare, aveva capito che la cosa sarebbe stata lunga e che non avrebbe valso la pena perdere la propria salute e il proprio riposo per disperarsi e stare in ansia, ormai gli aveva dato tutta l’eredita gli aveva dato il suo consenso di potersi allontanare ed adesso bisognava pagare il prezzo di questo si. Facciamo attenzione ai SI che diciamo loro, agli oggetti o ai giochi che loro compriamo, ai passatempi che gli permettiamo, alle compagnie facciamo loro frequentare, agli sport che lasciamo loro praticare, alle trasmissioni televisivi che permettiamo di fargli vedere. Non commettiamo il grave errore di mercanteggiare la loro ubbidienza ed il loro rispetto, queste sono cose dovute che loro non devono offrirci in cambio, non cediamo alla tentazione di iniziare la nostra vita educazionale con i patti gli scambi e le continue promesse, la loro ubbidienza deve essere esercitata non perché noi poi gli diamo qualcosa in cambio secondo i loro gusti, ma perché noi siamo i loro genitori, cioè coloro che gli hanno dato la vita, che li amiamo e che provvediamo già abbastanza per  loro: amore prima di tutto, preghiera ed esempio, serenità familiare, cibo a sazietà, vestiti, studio, vita spirituale e comunitaria, educazione e dialogo, solo per queste cose i nostri figli devono esserci vita natural durante, grati e sottomessi. Stiamo forse dando cose che in realtà li danneggiamo cose che non sono in grado di gestire, forse ci siamo lasciati ferire da qualche loro grido e da qualche loro parola, spesso come genitori diamo troppo per scontato il loro amore nei nostri confronti, noi lo avvertiamo perché li abbiamo generati per amore, ma loro fin quando non daranno il loro cuore al Signore saranno egocentrici  e penseranno a soddisfare sempre loro stessi, raramente penseranno agli sforzi che noi facciamo la mattina presto e la sera tardi, nelle fabbriche e negli uffici, per loro, se nessuno gliele mette in bocca, raramente sentiremo dirci babbo/mamma grazie per tutto quello che fai e sei per me per i tuoi si e per i tuoi no, dobbiamo essere noi con il dialogo a farglieli notare, non con un sentimento di esaltazione, ma di amore e istruzione, se questo non viene fatto saremo gli artefici di soggetti viziati, capricciosi e irresponsabili. Quel padre aveva realizzato la pace del cuore mentre aspettava perché la sua era una attesa in preghiera e quando vide il proprio figlio sulla via del ritorno, non c’era amarezza risentimento, o vendetta tali da farlo esplodere, non era il caso perché era stato proprio lui a dargli la libertà e l’eredità. Per quanto possa apparire una figura brutale ma siamo noi ad avere il “guinzaglio che regola la giusta distanza” se diamo troppa corda rischiamo… Non è facile dare queste istruzioni generiche a dei genitori navigati ma dobbiamo pur ammettere che è la verità. Non stiamo affermando una politica familiare negazionista, no sempre e Comunque, affatto ma è necessario sviluppare una saggezza tali da creare una alternativa alle loro richieste che spesso sono insensate, e non dobbiamo sentirci soli perché abbiamo la chiesa del Signore frequentiamola stiamo insieme ad altre famiglie facciamo crescere i nostri figli insieme, il più possibile creiamo dei momenti di svago per loro ma badiamo di non creare delle camere stagne sullo stile vecchi da una parte e giovani dall’altra, piuttosto interagiamo spingiamoli al servizio.                                                           Ne ebbe compassione, quante volte siamo riluttanti e amareggiati dalle azioni e dalle parole dei nostri figli, dobbiamo sempre tenere presente che non sono solo il risultato della nostra educazione ma sono una mente ed un cuore pensanti e autonomi, immersi in una società terribile, che non risparmia proprio nessuno, abbiamo la nostra parte di possibilità di poter incidere positivamente nella parte più tenera della loro età, è soprattutto all’inizio della loro vita nei primi anni, che possiamo creare uno spesso e robusto rapporto d’amore, stima, rispetto reciproco, ma ci sono in gioco dei fattori esterni verso i quali non possiamo fare che una cosa: pregare. La compassione può essere determinata proprio dal consapevole equilibrio di questi fattori, e che quindi non era tutta colpa del padre, ne tutta del figlio ne tutta della società … Alcuni sostengono che l’amore per un figlio non viene mai meno e carne della tua carne ed ossa delle tua ossa. Altri arrivano nel pieno di una folle ironia a dire: “…io ti ho messo al mondo ed io ti ci tolgo … “. Questo padre vide stagliarsi all’orizzonte una sagoma ben riconoscibile: quella di un figlio il cui passo era molto diverso da quello rampante con cui un tempo aveva lasciato la casa del padre;  adesso è più lenta e piegata dal peccato, dalla vita, dalle delusioni e dal tremendo senso di colpa, schiacciante, ma non così pesante da soffocare la fiducia nel cuore di un padre meraviglioso e perdonatore. Certo non si era fatto sentire per molto tempo, aveva dimenticato tutto e tutti, come se quella casa non lo avesse mai allevato vestito ed educato e curato teneramente, aveva dilapidato tutta l’eredità; a volte i nostri figli si comportano in modo veramente sbalorditivo: senza neanche un minimo di affetto e riconoscenza, se a con ovvie ragioni ce ne sentiamo privi di quell’amore che è capace di provare una vera compassione, forse è il caso di inginocchiarsi e gridare con tutto il cuore: Signore ti prego ho paura di non essere più in grado di dimenticare e perdonare sto male perché vorrei essere in grado di farlo, aiutami, perché se non perdonerò quello che adesso è in me come un vuoto poi diverrà un abisso di tenebre che mi divorerà sempre più ed io mi perderò irrimediabilmente.                                                                                                                                         Corse, gli si gettò al collo e lo baciò e ribaciò: [Pare che da qualche decennio a questa parte, la figura del padre si sia rivalutata, pare che i padri siano diventati più presenti in famiglia pare che siano più partecipi della vita domestica pare che si dedichino di più alla cura formativa dei propri figli. Questo è senz’altro molto buono. Oggi le famiglie sono pressate da molti lati e la maggioranza dei genitori intonano tutti un solo coro che canta pressappoco così: “…se fai un figlio devi dargli tutto il necessario anche di più, non devi fargli mancare ciò che è mancato a te…” Siamo proprio sicuri che dobbiamo per forza spaccarci in quattro per far avere ai nostri figli tutto ciò che  desiderano? È proprio corretto che i nostri figli non devono crescere con desideri repressi o mai realizzati? Possiamo corrispondere sempre con un SI, ad ogni loro richiesta semplicemente perché ai loro compagni di scuola i genitori comprano di tutto e di più e permettono altrettanto? Facciamo molta attenzione perché spesso le richieste dei nostri figli che si dirigono verso oggetti come giocattoli o passatempi, potrebbero più realmente corrispondere ad una richiesta di più affetto, di più attenzioni e di più calore. Quante volte abbiamo visto i nostri figli e noi stessi da piccoli forse, circondanti da qualche centinaio di giocattoli e poi impegnati a trastullarsi con un pezzo di legno e una ruota mezza rotta? Siamo rimasti in bilico come un funambolo tra la delusione e lo sbalordimento e li abbiamo interrotti dicendo loro: “ma come, hai tutti questi giochi e passi le ore con un pezzo di legno e una ruota… li avessi avuti io tutti questi giochi alla tua età !?! il bambino con uno sguardo ci ha fatto capire che non ci ha capiti e che neanche noi lo abbiamo capito…prosegue nel suo gioco “. In realtà gli oggetti che li circondano sono soltanto dei semplici mezzi di trasporto in un mondo fatto di fantasia, molto più soddisfacente dei giocattoli in se! Non è il giocattolo a rendere avvincente quell’ora ma la storia che si costruisce sui personaggi svariati; il giocattolo va in secondo se non addirittura in terzo piano.]

            corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò. Dopo migliaia di anni ancora la Scrittura ribadisce l’importanza fondamentale e l’essenza stessa della natura di Dio cioè : AMORE. Questo verso è così bello e così somigliante allo sguardo profondo e paterno di Gesù verso il giovane ricco che non possiamo fare a meno di legare insieme questi due episodi così diversi: il figliuol prodigo ha dilapidato tutto nel vortice delle illusioni e viene accolto e perdonato, il giovane ricco che invece di capacità ne ha da vendere in merito alla gestione e allo sviluppo dei beni economici, per quanto Gesù lo invita a lasciare tutto per ereditare una ricchezza diversa egli rifiuterà, in entrambi i casi sia l’uno che l’altro sono appassionatamente amati. Vorremmo soffermarci con uno sguardo più profondo e perché no anche più clinico, su questo verso, ed il termine clinico non è usato tanto per …, perché la scienza ci conferma che l’affetto è importantissimo nei primi decenni di vita umana; non stiamo parlando dei primi anni ma decenni. Tutti noi sappiamo che l’affetto è una dimostrazione in gesti puri, dell’amore che abbiamo, l’affetto non è mai ambiguo, ne mai spinto da interessi egoistici, ne imbarazzante, ne mai fuori luogo, no è mai soffocante.

Se abbiamo letto con attenzione tutta la storia, se ci siamo immersi all’interno della vita di questi personaggi non faremo fatica a confermare che in questo incontro vediamo un padre ed un figlio abituati all’affetto. Se prima della separazione entrambi non si erano mai scambiati dei gesti di affetto, state pur certi che neanche in una occasione del genere si sarebbero salutati con così tanto calore. Questo è un padre diverso dalla concezione antica che abbiamo dei padri di allora. Il padre padrone di allora si sarebbe comportato pressappoco così:

  1. sguardo soddisfatto e accusatore;
  2. ben piantato nel posto da dove aveva avvistato il figlio;
  3. braccia conserte;
  4. sguardo alto con naso all’insù, di  chi deve dimostrare di aver avuto ragione e no teme confronti;
  5. silenzio glaciale.

Questo padre corre, ma da quando aveva iniziato a farlo? Da quando questo figlio era nato, al termine dei lavori nei campi il suo passo invece di essere cadente stanco e appesantito dai problemi della vita, si faceva invece più veloce, più energico perché avrebbe riabbracciato il figlioletto appena nato, anche se la notte era trascorsa insonne perché stava mettendo i dentini. Quella non era di certo la prima volta che correva verso il figlio, aveva corso quando era caduto e si era fatto male, corse perché il piccoletto si stava per infilare in un dirupo, lo rincorse per sculacciarlo, quel cuore pompava sangue per rendere sempre più amorevole la corsa, anche quando il figlio iniziò a dargli molte preoccupazioni. Quelle gambe non si erano stancate, fratelli e sorelle se stiamo avvertendo stanchezza è naturale per alcuni di noi è ovvio, con l’età che avanza, ma non ci stanchiamo di amare e di perdonare, quando non siamo più in grado di farlo con facilità è perché Colui che è amore in noi sta venendo meno nella Sua presenza nel Suo controllo, nella Sua benedizione verso di noi, dobbiamo fermarci e chiedergli che cosa sta accadendo perché noi siamo figli di Dio, Dio abita in noi dunque abita in noi l’amore. Gli si getto al collo lo baciò e ribaciò: Pare che i bambini che nei primi anni di vita non ricevano una adeguata manifestazione di affetto e amore continua nel tempo, siano quelli che abbiano maggiore difficoltà a vivere la loro vita da adulti, e siano nel contempo, più predisposti a certi tipi di malattie. Del resto se ci riflettiamo bene che cosa abbiamo provato quando qualcuno ha rifiutato un nostro abbraccio che era segno si di affetto da dare ma anche un bisogno di riceverlo? Ecco cosa abbiamo provato: sentirci come un rifiuto, senso di smarrimento, incomprensione, dolore nell’anima, e tristezza, questo nel tempo ha poi sfociato in carattere insicuro e timoroso nei confronti del prossimo e della vita con tutte le sue difficoltà oppure addirittura violento. Non priviamo e non priviamoci mai dell’affetto, provocheremmo dei danni spirituali e fisici negli anni seguenti. Ci sono perdoni e ristabilimenti che possono essere manifestati solo con l’affetto e un sorriso sincero, perché spesso le parole sono inadeguate, impacciate e avvolte inutili e rovinose. Riconsideriamo il potente messaggio dell’abbraccio e dei gesti affettivi, comunicano:

  1. vicinanza (scoprire i lati buoni e cattivi)
  2. abbraccio (riappropriarsi l’uno dell’altro una conferma di unità)
  3. sguardo sorridente e commosso (sicurezza di aver dimenticato tutto e di voler ricostruire da capo con  nuova gioiosa intesa.)
  4. bacio o pianto (la riconciliazione prevede sempre un momento di esternazione del dolore che si è tenuto imprigionato nel tempo nel fondo dell’anima)

Quel padre aveva mille motivi per rimbrottare il proprio figlio e canzonarlo fino alla vecchiaia, ma quello che farà metterà in evidenza il suo amore impareggiabile. Piccola nota degna di evidenza: il padre non ha dato al figlio ancora il tempo di parlare di confessare, di esprimersi, che già si trovava sul suo collo, era così grande la gioia di rivederlo. Non aspettiamo le tragedie per abbracciare i nostri figli, cominciamo a farlo da quando tornano a casa, da scuola o da lavoro, o in qualsiasi altra circostanza non soffochiamo il sentimento che abbiamo, in nome dell’autorità e austerità genitoriale di cui ci sentiamo investiti, siamo spontanei con loro diamo affetto e lo riceveremo, nel tempo.

 

dimentichiamo ciò che ci hanno fatto e detto, solo allora si ri-manifestera’ in noi la gioia

un padre ripieno di gioia perché ha dimenticato:  22 Ma il padre disse ai suoi servi: “Presto, portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; 23 portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato”. E si misero a fare gran festa.

Sembra impossibile ma se è vero che siamo figli di Dio è altresì vero che siamo animati da uno Spirito STRAORDINARIO, capace delle migliori prodezze tra cui la capacità di perdonare come il nostro Padre celeste, che ha gettato i nostri peccati infondo al mare, li ha gettati quanto è lontano il levante dal ponente, letteralmente cancellati. Dunque come figli di Dio e come padri, siamo più che in grado di dimenticare qualsiasi cosa i nostri figli ci abbiano fatta. Questo padre dimostra in termini pratici che il suo è un perdono sincero e reale e non un armistizio con il proprio figlio. Egli lo riaccoglie con tutto il cuore, e con vera gioia e per dissipare, così come fanno i potenti raggi di sole con la nebbia, qualsiasi prevedibile dubbio del figlio in merito al suo perdono, perché  arriverà a fare gran festa. In merito al perdono da offrire sempre verso i nostri figli, abbiamo già parlato, vorremmo però utilizzare questi versi per considerare una grande realtà neotestamentaria affermata ed insegnata da uno dei più grandi padri spirituali di tutti i tempi l’apostolo Paolo: Gal 5:22 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; Ecco cosa devono vedere i nostri figli più di ogni altra cosa: Il frutto divino dello Spirito Santo in noi, e vissuto sinceramente nell’atmosfera della gioia. La gioia è “contagiosa”, la gioia è deterrente della tensione, la gioia distende gli animi e fa risplendere il volto ed il cuore, la gioia stimola la speranza e la fede, la gioia infonde sicurezza di essere amati. Padri e madri gioiamo con i nostri figli e smettiamola di deriderli o canzonarli o sminuirli in tutto quello che fanno e dicono: noi alla loro età eravamo come loro se non peggio!!! Troppo spesso spegniamo ogni loro entusiasmo, semplicemente perché siamo presi dal correre dietro alle cose e li accusiamo perché loro invece fanno i mantenuti! Ma questo, cari in Cristo non è corretto  se abbiamo deciso di mettere su famiglia, è perché farlo ha significato che ci sentivamo pronti per morire a noi stessi. Se poi i nostri figli li vediamo troppo insensibili e freddi verso le problematiche della vita familiare quotidiana, è perché non li abbiamo abbastanza coinvolti nella vera vita non siamo riusciti a responsabilizzarli, li abbiamo tenuti e visti sempre come troppo piccoli per capire, ecco il risultato abbiamo degli alieni in casa che neanche ci vedono, non abbiamo fatto opera di sensibilizzazione.                                                                                        Perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato, questo padre sembra rendersi conto di quello che è realmente accaduto, è avvenuto molto più di un ritorno a casa, questo figlio è ritornato in se stesso, ha rimesso in discussione tutte le sue azioni, tutti i suoi pensieri e sentimenti, è accaduto un miracolo senza che io potessi fare altro che pregare. È necessario festeggiare l’opera evidente di Dio nella vita dei nostri figli, è ovvio che facciamo la nostra parte educazionale, è ovvio che siamo loro di brillante esempio cristiano, tanto quanto è vitale che preghiamo per loro. Se il tuo lavoro educazionale è stato scarso e poco biblico, se il tuo esempio è stato macchiato dall’incoerenza, hai sempre a disposizione un’arma potente ed efficace, la preghiera costante ed incessante, per i tuoi figli, USALA.                                                                                              E si misero a fare gran festa, in molte famiglie cristiane mancano questi momenti di festa: non di baccano volgare e disordinato, ma di gioia e soddisfazione. I nostri figli crescendo abbandonano la frenetica euforia della fanciullezza e si imbattono nelle tempeste ormonali dell’adolescenza è un fatto chimico che spesso confondiamo con altro. Dobbiamo pazientare perché è quello dell’adolescenza un periodo di particolare egolatria, in cui iniziano a ragionare e a sentire con i propri pensieri e sentimenti, che spesso sono vissuti con grande insicurezza e instabilità miste a convinzione, è assolutamente normale. I genitori del mondo di oggi sono presi spesso nel ritornare a fare i ragazzini e non vogliono dedicarsi a questa fase così delicata dei loro figli, preferendo che facciano le loro esperienze… Andremo incontro a generazioni mondane sempre più abbandonate a loro stessi, il modo degli adolescenti di oggi di fare gran festa è molto diverso dagli adolescenti degli anni ‘70 e ’80 è in terribile aumento l’abuso di alcool, droghe leggere o pesanti, nuove tendenze strane ed immorali e già al tempo che si trova nel confine tra le elementari e le medie sono capaci di azioni bestiali. Curiamo i nostri figli e non accarezziamo il nostro cuore ripetendogli: … questo non potrà mai accadere ai miei figli … , offriamogli il meglio della vita spirituale evangelizzandoli non solo a parole ma con un esempio gioioso della vita con Gesù, se non ci vedranno come servi gioiosi e soddisfatti, cercheranno altrove…

 

le preferenze nascono dal fatto che siamo ancora ripieni di noi stessi, ed un figlio che ci assomiglia tendiamo a preferirlo.

un padre che non si stanca mai di cercare la riconciliazione, la pace e l’armonia: 28 Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. Quanto  deve essere stato triste e deludente per quel padre dover gestire quella situazione, da un lato della casa si ballava si mangiava e si faceva festa, e fuori invece c’era un figlio che stava misurando le sue distanze da tutta questa allegria. Grande fu la meraviglia nel vedere il prodigo ritornare tanto quanto assistere ad una vera e propria dichiarazione di guerra e divisione da parte dell’altro figlio. Due soggetti così diversi l’uno più estroverso e aperto nelle sue aspirazioni, l’altro introverso riservato, un po’ cupo e con sentimenti insinceri nei confronti del proprio padre e fratello, afflitto dall’invidia verso suo fratello e dalla gelosia verso suo padre, aveva un cattivo rapporto anche con i beni di casa, non riusciva a sentirli suoi, aveva gli occhi del figlio ma lo sguardo dello schiavo; che Dio ci liberi da una condizione tale all’interno della Sua famiglia, significherebbe vivere una vita religiosa finta e forzata nel Signore, il che è l’equivalente della morte. Questo padre non si da per vinto è chiaro che i due figli non si erano mai amati, e difatti non lo accusa per questo non si lancia in discorsi del tipo: non vi siete mai voluti bene non siete mai andati d’accordo non vi siete mai cercati, avete sempre fatto ognuno per conto suo. Nulla di tutto questo, per quanto sapesse che era tale la condizione, si spinse oltre l’evidenza per cercare la riconciliazione. Le ragioni di tanta durezza nel fratello erano inattaccabili, il figlio stava semplicemente dicendo la verità, ma il padre non stava festeggiando con la mente del giudizio, ma con il cuore della gioia. Preghiamo i nostri figli di entrare nelle dimore del perdono e della riconciliazione prima di tutto con Dio  e poi in famiglia, preghiamoli e soprattutto preghiamo per loro; la gioia più grande di un padre è quella di vedere i propri figli uniti e che si amano di cuore, perché? Perché quando egli non ci sarà più, loro dovranno prendersi cura gli uni degli altri. Dio ci doni saggezza se stiamo “gestendo” la nostra famiglia invece di curarla, Dio ci illumini se stiamo da anni incoraggiando la competizione tra i nostri figli paragonandoli gli uni agli altri, Dio ci salvi dalle preferenze uomo/donna, d’intelletto, e di aspetto, sono tutti figli nati dalle nostre viscere!

 

padri o padroni?

un padre che crea un rapporto, non una gestione: 29 Ma egli rispose al padre: “Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici; 30 ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato”. 31 Il padre gli disse: “Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato”». Sin dall’inizio della nostra meditazione non abbiamo mai detto che il padre della parabola fosse un padre perfetto, ma è stato un ottimo strumento per poter riflettere sulla natura del nostro Padre Celeste e per trovare degli spunti educativi, il più biblici che mai. Questa è stata la nostra speranza. Questo figlio sembra aver tirato fuori tutto insieme il coraggio di dire cose che teneva imprigionate nel cratere del suo cuore come un vulcano, e questa situazione del ritorno del fratello è stata per lui come un terremoto stimolatore. Quelle parole venivano scagliate dalla bocca del cuore con tale potenza distruttrice e vendicativa e si riversavano come fiumi di lava nella valle del cuore del padre. Chissà in quante famiglie i rapporti sono così rovinati se non peggio, tanto che la casa è divenuta una azienda dove si entra e si esce e si portano soldi in casa e dove le parole sono pese come macigni, l’aria tossica, ed il silenzio come quello del cosmo è interrotto solo da urla di offese e vendette trasversali. Questo figlio forse stava dando ciò che da anni aveva ricevuto, non riusciremo mai a capire il perché in così tanti anni non fosse mai riuscito a sentire sue le cose di casa, egli stesso si aspettava che fosse il padre a dargliele e il padre si immaginava che egli le stesse usando con assoluta serenità. C’è bisogno di maggiore attenzione nelle nostre case, di più cura e riflessione, di molto meno nervosismo, di più affetto e dedizione chissà quanti e quali tipi di fraintesi si creano nel tempo per mancato dialogo o a causa delle preferenze. Ci sembra di intuire che ormai il figlio non sarebbe entrato. Il padre volle ribadire che erano del continuo assieme ogni giorno e che dalla sua presenza e dal suo modo di fare avrebbe dovuto, il figlio, capire che tutto gli apparteneva. Quel giorno fu un giorno in cui i due figli si spartirono il cuore del padre, l’uno lo occupava per far festa, l’altro stava dando inizio a chissà quale tremenda vendetta. Signore ti preghiamo con tutto il nostro cuore di saper costruire un rapporto con i nostri figli, insegnaci perché tu sai come fare!

Sal 128:1 Canto dei pellegrinaggi.

Beato chiunque teme il SIGNORE

e cammina nelle sue vie!

2 Allora mangerai della fatica delle tue mani,

sarai felice e prospererai.

3 Tua moglie sarà come vigna fruttifera,

nell’intimità della tua casa;

i tuoi figli come piante d’olivo intorno alla tua tavola.

4 Ecco così sarà benedetto

l’uomo che teme il SIGNORE.

5 Il SIGNORE ti benedica da Sion!

Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme

tutti i giorni della tua vita.

6 Possa tu vedere i figli dei tuoi figli.

Pace sia sopra Israele.

 

 

 

 

Fr.llo Paolo Perone